Il Castello e il "Ricetto".

Il Castello e il "Ricetto":Edificato verso la fine del XII secolo a monte di un precedente insediamento distrutto da Guglielmo del Monferrato ' si erge su una rocca tufacea che sovrasta il fiume Piota. Tenuto saldamente dai Genovesi, rappresentò nei secoli XIII e XIV un caposaldo per il loro sistema difensivo dell'Oltregiogo. Conserva intatto all'interno della cinta muraria l'antico "ricetto", il primo nucleo del villaggio che prese il nome di I'Herma. Situato su un displuvio a pendio con strapiombi su entrambi i lati, il borgo era pressoché inespugnabile. Una delle torri cilindriche di origine medievale è stata trasformata nel '400 in abside della chiesa parrocchiale, ma ha conservato esternamente la struttura originaria propria delle torri dei castelli del Monferrato.Attraverso una porta ad arco, presso cui funzionava anticamente un ponte levatoio, si accede nella piazza, sulla quale si affacciano il castello e la chiesa.

La chiesetta millenaria.

Chiesa di San Giovanni Battista al Piano

La chiesa romanica di San Giovanni Battista al Piano è probabilmente ciò che rimane di un nucleo più antico di Lerma, denominato Rondinaria, distrutto nel 1166 da Guglielmo del Monferrato. Per lungo tempo fu la parrocchiale di Lerma e solo nel ‘500 cedette il proprio ruolo all’oratorio posto all’interno del borgo murato.
Le strutture della chiesa di San Giovanni Battista al Piano sono molto semplici nell’alzato, nel tetto a doppia falda sostenuto da capriate a vista, nelle rudimentali superfici esterne cementate da mescola di calce e sabbia. Presenta una facciata a capanna con campaniletto a vela in parte aggettante tra la falda di colmo e la murata meridionale. Oggi cappella cimiteriale conserva al suo interno un pregevole ciclo di AFFRESCHI con 16 riquadri raffiguranti “Storie della Passione” risalenti a più fasi, presumibilmente tra il XV e l’inizio del XVI secolo, opera di un gruppo di artigiani frequentemente anonimi e più o meno stabilmente aggregati che si firmavano “Maestro di Lerma”.
Sulla facciata, di fianco al portale, un affresco, del 1512, raffigura san Cristoforo protettore dei viandanti; nella controfacciata interna vi è l’immagine di san Bartolomeo, e sempre all’interno, il catino absidale presenta al centro il Cristo in mandorla attorniato dai simboli del Tetramorfo. Alla figura del Salvatore, in posizione frontale, rilevata su una prevalente policromia di rossi e grigi, fanno corona, nell’arco trionfale, i busti dei dodici profeti messianici corredati da iscrizioni latine sviluppate su filasteri a volute che assolvono anche funzioni ornamentali e definiscono i singoli riquadri. Nelle scritte sono leggibili alcuni nomi dei personaggi rappresentati (Malachias, Ezechiel, Isaias…); gli affreschi appaiono in stretta contiguità, non solo spaziale, ma anche stilistica, con le immagini del catino dell’abside. Affinità stilistica e iconografica ribadita nelle sei immagini di Santi che decorano il quadrante mediano dell’abside e nel quadrante inferiore esterno dell’arcosolio, tra di essi san Michele e, sulla destra dell’altare, è raffigurato sant’Antonio Abate; e nello sguancio della monofora sulla sinistra del presbiterio, una bella Madonna col Bambino.